A fine article by the Italian poetess Melania Panico about L’oscuro splendore (Mimesis Edizioni, collana Hebenon), the Italian translation (by Marco Morello) of the American book The Dark Brightness (Xenos Books), on the website Poetarum Silva. Here is the article:
Il mio approccio a questo libro è stato volutamente lento. Ci ho messo molti mesi prima di decidere di parlarne perché non è un libro di spunti: è un libro di risposte, anche se tocca a noi trovarle disseminate. John Taylor è un poeta ma è anche un traduttore, è un autore che fa continuamente i conti con la “patria”, se patria è una lingua “come tua sola forza residua/ una lingua incerta”, se patria è una casa a volte racchiusa in un recinto, da salvaguardare, a volte è mare sommosso, dove la vita è soprattutto sotto e la superficie è sempre increspata. Sempre.
“Dove i ruscelli s’incontrano/ tu stai sulla stretta riva”: nell’incontro tra le lingue si sta su un margine che non è sicuro ma è anche un punto di osservazione privilegiato. C’è sempre qualcosa che deve venir fuori o che deve essere proiettato, come se la realtà fosse proiezione essa stessa: “qualcosa come le vestigia nell’allineamento di assi muffite; qualcosa come il futuro”.
L’oscuro splendore, nella traduzione in italiano di Marco Morello, è un libro che guarda al fondo ma non per scardinare, semmai per cercare “le tessiture/le architetture”, per cercare il senso vero (l’impalcatura/ che cede la sua forma), non più fantasmi o schermi ma accoglimento dell’inevitabile inondazione: all’inizio è come una rete che tiene le distanze o mantiene la struttura: “le strade e le vie traverse/ formano una rete”,in seguito si comprende che le maglie della rete permettono tanto altro: “ora la galleria e l’impalcatura sono una cosa sola”. Dicevo lingua e patria. Mi viene in mente una splendida poesia di Sujata Bhatt “the one who goes away”, la casa intatta ma sempre mutevole, “I am the one/ who Always goes/ away with my home/ which can only stay inside/ in myblood – my home which/ does not fit/ with any geography”. Anche ciò che abbiamo perso può diventare un rifugio ma non rifugio melanconico legato al ricordo. Andare via e allo stesso tempo mantenere un legame, come se si potesse vedere bene solo da lontano: “quando stai di fronte a queste rovine/ capisci/ che non hai mai capito/ che tutto questo era un insieme”. Probabilmente l’oscuro splendore a cui fa riferimento il titolo sta proprio in questo: nella perdita impronunciabile, a light laced/ with black.
To read the entire article (with excerpts from L’oscuro splendore) on the website of Poetarum Silva, click here.
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