The Italian poet Elvio Ceci has written this fine article about Oblò (translated by Marco Morello, illustrations by Caroline François-Rubino, postface by Franca Mancinelli, Pietre Vive editore), the Italian translation of Portholes:
« Dalla finestra di casa il sole forte disegna lo spazio, mentre la sabbia sembra perdere la forma. Dal cellulare la luce brilla e prende forma il mondo delle notizie, con le sue rassicurazioni e le sue cause. Anche le strade sono senza forma in mancanza delle persone. E si scrive e studia contro un nemico invisibile, dondolati dallo sciabordio delle voci che continuano a trillare sul cellulare e dalle scadenze che inevitabilmente continuano a passare.
Così ci si sente se dobbiamo essere rinchiusi dentro casa, come dentro un oblò di una nave. Ed è proprio questa la prospettiva, il punto di vista, con cui il poeta prova a descrivere un viaggio fatto il mare. Si trova dentro una cabina di una nave e vede il mondo e il tempo passare. È un poema molto intenso, pieno di immagini che ricordano degli acquarelli: sono molte infatti i termini del campo semantico dei colori e, quasi sinesteticamente, dei suoni. Il poema è saggiamente correlato da acquarelli di Caroline Francois-Rubino, dei paesaggi dipinti come fossero fotografie con il filtro fish-eye: dentro questi oblò che sembrano foto ma sono quadri, passa il mondo coni suoi notturni, le sue tempeste e i suoi miraggi. L’unico momenti di trompe l’oeil è quando il poeta apre il vetro e con la mano sente il vento scorrere.
I versi sono corti, frammentati, di massimo tre parole e le parole ritornano come le onde del mare, non ossessive ma armoniche. »
The article was republished in Il giornalaccio.
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